Pages

Powered by Blogger.

lunedì 4 novembre 2013

Torta a prova di disastri





Come già detto precedentemente, la mia abilità in cucina è molto altalenante e si presta a molte interpretazioni soprattutto artistiche, quella più gettonata è il lancio carpiato nel cestino. ^.^''

Il problema, oltre all'ispirazione che non sempre mi accompagna, è la mia doppia personalità in cucina: un po' Archimede (di Topolino) mentre preparo gli ingredienti, pesandoli tutti al grammo ognuno nella sua ciotolina, ed un po' Paperino quando li devo poi mettere insieme.
Quindi una specie di disastro generale condito da mille ciotoline, bilance e bilancini, se lanciassi una bomba nel frigo avrei più probabilità di tirare fuori qualcosa di commestibile. -.-''
Inoltre da piccola a cucinare era solitamente mia mamma, il cui piatto forte era (ed è ancora) scaldare le schiscette mandate dalla nonna ^.^''
Il vero cuoco è mio papà che oltre a cucinare divinamente, cura anche la composizione dei piatti e della tavola, però lavorando dalla mattina presto alla sera tardi non aveva molto tempo per deliziarci dei suoi manicaretti e le domeniche che si dedicava alla cucina erano una delizia ed insieme un tormento.
Delizia perchè si mangiava divinamente, tormento perchè la personalità di Archimede l'ho presa da lui, ma portata a livelli di perfezione e precisione che ancora non sono riuscita a raggiungere, con una vena di creare sorprese anche questa ereditata perfettamente. Quindi si chiudeva a chiave in cucina per preparare le sue specialità tutte a mano (compresa la pasta)  verso le 9.00 del mattino ed apriva la porta solo quando la tavola era imbandita e la cucina in ordine, che avveniva più o meno verso le 3.00 del pomeriggio.

Tutto questo preambolo per dire che ora che mi cimento di più in cucina, tra i vari disastri che combino, a volte riesco a tirare fuori anche qualche pietanza non solo commestibile, ma addirittura buonissima, e che da ogni disastro imparo verità culinarie impensabili.

Ad esempio ho imparato che il bianco dell'uovo se non lo monti subito non si monta più, nemmeno se lo frulli per mezz'ora facendo quasi fondere il frullino.

Ho poi scoperto che il rosso dell'uovo non diventa una crema bianca se lo sbatti con lo zucchero di canna grezzo, perchè anche qui un frullino non basta, diventa si una crema ma con tutti i granellini di zucchero ancora lì belli visibili, perciò è inutile tentare di scioglierli.

Se nella ricetta c'è scritto di grattugiare la buccia di un limone, questa va proprio grattuggiata e non frullata perchè vengono fuori dei pezzetti troppo grossi da mettere nell'impasto e che se il limone è molle grattugiarlo diventa un'impresa. -.-

Ma nonostante questo sono riuscita a preparare una torta molto buona che è riuscita a mettere di buon umore il piccolo Taz dopo il primo assaggio,una mattina che si era svegliato tutto imbronciato.

La ricetta è la Torta profumata della nonna di Regina Sole, trovata sul forum di Cookaround.

E' una semplicissima torta fatta con farina, fecola, burro, latte, uova, bucce di limoni e lievito. Non sto a scrivere misure e procedimento perchè lo ha già fatto lei in modo impeccabile e corredando il tutto con varie foto, ma approfitto di questo post autocelebrativo per segnarmi il link alla ricetta perchè sicuramente la rifarò più volte.

Mi sa che comincerò una mini-rubbrica sui successi in cucina, seguita da un'enciclopedia su tutti quei piatti che invece sono stati dei veri e propri disastri.
 

Most Reading

Blogroll

Chi sono

Una cacciatrice di tempo alla ricerca di ore, minuti e secondi per poter realizzare tutte le idee e i progetti che ogni giorno mi vengono in mente.

Sono la moglie di un brontolotto programmatore che non conosce giorni e orari passando quindi a lavorare dalle 30 alle -5 ore al giorno.

E sono anche la mamma di un piccolo tornado ultimamente ribattezzato piccolo Taz (come il famoso diavoletto della Tanzmania) e la futura mamma di quello che al momento è un cocomero nella mia pancia.

Ongi giorno è un nuovo giorno pieno di idee e nuove attività che cercano di farsi largo tra lastanchezza e la routine.
Google+